Premessa:

La realtà in cui viviamo ci obbliga a divenire attivi e consapevoli, per non soccombere alla società dell’immagine e dell’ipocrisia politica. La scuola ci vorrebbe insegnare che occorre formarsi un pensiero critico e autonomo. Nei cinque giorni di autogestione abbiamo cercato di lavorare su questo. Crediamo che creare spazi di autogestione culturale e politica, come studenti, sia un modo importante per farlo, per creare percorsi di formazione, di responsabilità e di messa in gioco di sè stessi in una scuola sempre più declassata e povera di risorse. I professori ci insegnano che nella vita niente è regalato, che affrontare il mondo fuori dalla scuola è difficile e impegnativo, che per ottenere qualcosa bisogna lottare. Con l’autogestione abbiamo cercato di applicare questi insegnamenti [continua]

Il collettivo ResisTenca, riunitosi in seguito all’occupazione della scuola, ha ritenuto necessario condurre un’analisi accurata su tutto quello che è successo nelle ultime settimane. Non vogliamo, infatti, che si generino equivoci sui fatti accaduti o peggio venga travisata la realtà, con voci di corridoio e invenzioni vere e proprie, come ad esempio il presunto sabotaggio da parte di “vandali” del sistema di riscaldamento della scuola, oppure le voci secondo cui durante l’occupazione avremmo rotto tutti i maniglioni anti panico recentemente cambiati… noi sappiamo benissimo quali danni abbiamo causato, che cosa si è rotto e che cosa no. Per la precisione, si è rotta la porta del terzo piano, è stato tagliato il cavo dell’allarme nell atrio, e purtroppo qualcuno ha aperto un’ estintore nel bagno del piano terra. Questo è quanto, e questo intendiamo risarcire, tutto il resto SONO SOLO INVENZIONI, danni che noi non abbiamo fatto e di cui non siamo responsabili. È veramente incredibile, inoltre, quello che sta accadendo ai registri di alcuni professori, che hanno trovato il loro registro personale strappato da “ignoti”; a nostro avviso, questa storia dei registri strappati è un gravissimo atto intimidatorio, e davvero non riusciamo a capire come sia possibile che tutti questi fatti (riscaldamento, maniglioni anti-panico, registri strappati) stiano accadendo a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, proprio in vista dei consigli di classe che si terranno oggi e domani.

 

Perchè si vogliono punire gli unici ragazzi che si interessano davvero a questa scuola e agli altri studenti? L’altruismo, il senso di appartenenza ad una collettività, l’interesse per le vicende politiche ed economiche, lo sviluppo della coscienza critica di ogni studente, non sono forse dei validi obbiettivi formativi? L’occupazione rappresenta un momento unico, proprio perchè gli studenti hanno l’occasione di autogestirsi e vivere in collettività, svincolandosi dalle rigide gerarchie della società. L’occupazione è un momento di cultura vera, perchè si discute dei fatti reali che stanno accadendo in questo momento, ed è solo conoscendo i fatti che si può sviluppare la propria posizione su quello che succede. L’occupazione è un indispensabile momento nella crescita di ogni alunno perchè consente di provare sulla propria pelle la libertà, l’autocoscienza, la possibilità di organizzare un dibattito, un evento, la possibilità di concretizzare un idea.

 

Nonostante in questa scuola non esista un dialogo tra preside e studenti, l’obbiettivo di questo documento è quello di creare una comunicazione profiqua e collaborativa con tutte le componenti della scuola (dirigenza, professori, personale ATA, genitori, studenti favorevoli e contrari all’autogestione), nella speranza che, per una volta, si mettano da parte tutte le falsità, le voci di corridoio, i pregiudizi e le convinzioni che rendono sempre difficile il dibattito. Questa scuola ha bisogno di essere ascoltata, i problemi sono tanti e non possono piu essere nascosti, altrimenti esplodono come si è visto negli ultimi giorni. Il collettivo cerca di risolverli esattamente come i professori e la preside, anche se molto spesso veniamo totalmente ignorati.

 

La repressione non crea il dialogo, ma solo il muro contro muro.

 Le motivazioni:

Le motivazioni che hanno spinto a questo gesto sono molteplici e di diversa natura. Possono essere divise in due ambiti: uno interno ed uno esterno alla scuola.

Da una parte c’è sicuramente una profonda crisi che non è solo economica, ma anche sociale, politica, istituzionale e culturale. C’è stato spesso detto che, visto che è crollato il governo Berlusconi, non aveva più alcun senso protestare. L’autogestione, però, non si organizza contro una persona o una carica di governo, benchè non crediamo che un gruppo di tecnocrati provenienti dalle banche salveranno l’italia, non è personalmente contro di loro che ci scagliamo.

La nostra critica è molto più ampia e si rivolge all’assetto sociale, allo stato di cose in cui viviamo.

Si tratta di analizzare e mettere in discussione la classe dirigente, che non è certo cambiata col nuovo governo, il dominio economico delle banche, il ruolo dei precari e dei giovani nel mondo del lavoro, la condizione della donna e dei soggetti omosessuali, la disinformazione e molto altro.

Un secondo ambito è interno alla scuola. Noi cerchiamo di proporre un momento di didattica differente in cui non si subiscono passivamente i saperi, di creare spazi di discussione orizzontale, in cui ognuno sia libero di esprimersi e di sperimentare le proprie capacità. Autogestendo il luogo in cui si apprende, ogni studente si fa soggetto attivo della propria educazione e dovrebbe maturare un’indipendenza, una coscienza critica che gli permetta poi di analizzare autonomamente la società in cui vive.

Riteniamo che all’interno della nostra stessa scuola vi sia poca agibilità per gli studenti che vogliono portare avanti progetti alternativi, facciamo riferimento alla circolare che sosteneva: “L’assemblea con finalità politiche (quale può essere un’assemblea con motivazioni lontane dalle problematiche scolastiche) non può essere svolta a scuola . La scuola infatti non può ospitare manifestazioni o assemblee di dibattiti politici che si debbono svolgere in altri luoghi e sedi.”

Probabilmente i rapporti fra la dirigenza e il collettivo sono andati deteriorandosi progressivamente per via di una comunicazione errata e spesso assente, che ha generato una sorta di muro fra le due parti.

Di fronte all’impossibilità di creare momenti di discussione, ci siamo trovati costretti ad un atto di forza come l’occupazione. Diversi insegnanti possono ritenere questo comportamento errato; ma vorremmo condividere la nostra frustrazione nel vedere la strada sbarrata a qualunque tipo di iniziativa proponiamo, che sia un banchetto dei dolci, un’assemblea pomeridiana o altro. Emblematico è l’esempio del giorno in cui, con non poca fatica, avevamo raccolto e stampato una serie di poesie di celebri artisti (molti dei quali anche studiati a scuola come Montale, Pavese, Ungaretti, Baudelaire, Artaud, Brecht e molti altri) per poi appenderle nei corridoi della scuola. Ritenevamo fosse una rottura della realtà colorata e creativa, un modo per sentire la scuola più viva, per stimolare gli studenti e per sottolineare come la poesia non riposi solo nei libri di testo, ma ci accompagni anche nel nostro quotidiano. Siamo quindi rimasti molto stupiti quando dopo dieci minuti sono state tutte stracciate da alcuni insegnanti. Forse è questo l’episodio che ci ha lasciato più amaro in bocca e ci ha fatto sentire che, senza un atto di forza, non avremmo avuto nessuna possibilità di creare un reale spazio di confronto e politica.

 

l rapporto con i professori:

Il rapporto con i professori in questa autogestione è stato abbastanza variegato: alcuni professori hanno minacciato studenti con sospensioni e cinque in condotta, altri ancora si sono spinti fino ad assegnare valutazioni negative agli alunni assenti, compromettendone il rendimento scolastico nel primo trimeste. Pochissimi professori ci hanno apertamente sostenuto, mentre alcuni docenti si sono espressi favorevolmente, ma, vista la posizione apertamente contraria della presidenza, non hanno preso una posizione ufficiale; altri ancora, pur non approvando i nostri metodi, si sono espressi favorevolmente sul contenuto di molti collettivi. Una ristrettissima minoranza di professori ha poi fatto vera e propria opera di intimidazione sugli studenti e talvolta anche sui colleghi, nel vano tentativo di sfogare la propria impotenza riguardo ai fatti che stavano accadendo.

 

personale A.T.A:

A differenza dei professori e della direzione, vogliamo fare un ringraziamento particolare a tutti i bidelli della scuola, che pur non appoggiandoci apertamente, ci hanno sempre aiutato nelle pulizie e nella gestione delle giornate. Vorremmo sottolineare, inoltre, come la presidenza abbia costretto una parte del personale A.T.A a trattenersi a scuola oltre il proprio orario, con minacce di vario genere e continue intimidazioni. Non deve mai più verificarsi un tale abuso di potere, poichè i diritti dei lavoratori esitono, e ci permettiamo di ricordare alla presidenza che questi diritti devono essere sempre rispettati, indipendentemente da quello che succede a scuola.

 

Gli studenti:

Il numero di presenze medie giornaliere nelle varie giornate di occupazione si aggirava attorno ai 500 studenti nei primi due giorni. Durante il terzo e il quarto giorno hanno partecipato circa 350 studenti, mentre nella mattinata di sabato (ultimo giorno) C’erano circa 200 studenti presenti.

Non è vero però che il resto degli alunni fosse a lezione: sul sito della scuola (dove noi studenti non possiamo scrivere) il prof. Inzaghi ha scritto: “Siamo orgogliosi di comunicare che la stragrande maggioranza degli studenti in questi giorni ha scelto di frequentare le lezioni nonostante le azioni di disturbo. Siamo convinti che l’impegno congiunto genitori-docenti può contribuire a far riflettere quei ragazzi che in questi giorni non hanno frequentato le lezioni e che ancora non vedono nella scuola un luogo privilegiato di cultura autentica e democratica”. Queste affermazioni sono false: quella “stragrande maggioranza degli studenti” non era a lezione ma era in occupazione, a casa a dormire, o in giro chissà dove per la città approfittando del momento. Il resto (principalmente alcune classi quinte e qualche altro studente) era effettivamente a fare lezione. Ce ne siamo accorti molto bene nella giornata di sabato: quando è suonata la campanella, sono uscite da scuola si e no una cinquantina di persone, mentre gli altri 200 presenti avevano appena partecipato all’occupazione. I restanti 1000 studenti hanno scelto il menefreghismo. Crediamo che non ci sia da essere “orgogliosi” di questa situazione.

 

I collettivi:

 Riportiamo qui alcuni dei collettivi di maggior successo:

 -COLLETTIVI SULLE DONNE:

 sono stati tenuti vari collettivi riguardanti la donna, le impari opportunità che la riguardano, la sua sessualità e i tabù che la circondano. Tali collettivi hanno coinvolto molte persone e la partecipazione è stata molto attiva. I momenti di discussione che si sono creati sono stati costruttivi e hanno spinto alcuni partecipanti a fare outing (rendere pubblica la propria identità sessuale) su vicende personali. Da questi collettivi è scaturita la necessità di creare uno spazio di coscienza femminile all’interno della scuola, dove tutte le ragazze potranno riunirsi per discutere e confrontarsi una volta al mese.

 

-COLLETTIVO “PICCOLO PRINCIPE”:

questo collettivo è stato realizzato con lo scopo di far riflettere. Molti ragazzi infatti, ritengono che sia soltanto una storia per bambini, ma una rilettura attenta nel periodo adolescenziale consente di scoprire la bellezza di un libro che, pur essendo semplice, tratta temi quali l’amore, l’amicizia e il senso della vita.

 

COLLETTIVO LGBIT:

il collettivo che ha trattato le tematiche LGBIT (lesbiche, gay, bisessuali, intersessuali, transessuali), quali l’omofobia e la spiegazione di alcuni termini tecnici (es. kiss crossing, outing ecc.), è stato seguito con alto interesse da molti studenti, tanto da dover essere trasferito da un aula ad una palestra. Questo collettivo è stato gestito da studenti della scuola ed esterni appartenenti al collettivo LGBIT TABU’, attivo a Milano. Nel secondo turno, invece, il collettivo è stato tenuto da studenti LGBIT della scuola, e si è preoccupato di rispondere alle domande e alle curiosità dei partecipanti, discutendo anche dell’importanza di portare questi temi all’interno delle scuole. L’omosessualità è ancora un tabù che porta spesso i giovani omosessuali verso una condizione di solitudine, mentre gli eterosessuali rimangono spesso omofobi a causa della profonda ignoranza che hanno sulla questione. Solo il confronto e il dialogo possono abbattere queste barriere. Gli studenti hanno comunque mostrato l’esigenza di creare spazi per questo tipo di discussioni.

 

-COLLETTIVO SUL 15 OTTOBRE:

questo collettivo ha cercato di interpretare le motivazioni della manifestazione e degli scontri avvenuti a Roma in occasione del corteo nazionele del 15 ottobre. Si è parlato di precariato e sfruttamento sul posto di lavoro, nonchè di repressione nelle scuole e nei cortei: questi sono infatti alcuni dei motivi che fanno aumentare la rabbia e la tensione sociale.

 

-COLLETTIVO “RIPENSIAMO ALLA SCUOLA”:

il collettivo è cominciato con un esposizione sull’evoluzione del sistema scolastico dalla rivoluzione industriale ad oggi, soffermandosi su filosofi come Rosseau e Dewey e attivisti pedagogici come Maria Montessori, Claparède e Decroly che hanno messo in discussione la struttura della scuola tradizionale ed hanno elaborato metodi educativi alternativi. In seguito è stato proiettato un filmato su come poter cambiare i parametri di insegnamento. È seguita una discussione stimolante che ha analizzato diversi aspetti della scuola, in particolare la sua gestione gerarchica, a cui sono seguite proposte di ipotetici interveti per migliorarla. I progetti sono risultati però impraticabili perché sarebbe necessario un cambiamento radicale di tutto il sistema scolastico. Pensando poi più in particolare alla nostra situazione, un problema evidenziato riguarda l’asetticità della struttura scolastica, che viene percepita dagli studenti come estranea ed imposta. Per cambiare questo sentimento si potrebbe proporre un progetto in cui ogni classe ridipinga in modo personalizzato la propria aula, così da sentirla propria ed accogliente (da studi psicologici è emerso che un migliore ambiente di lavoro/studio, migliora la produttività e la qualità del lavoro/ il risultato scolastico).

 

-COLLETTIVO DI FOTOGRAFIA:

gli studenti hanno avuto l’opportunità di avvicinarsi ad una forma d’arte spesso sottovalutata, potendo così apprendere nozioni basilari sulla tecnica fotografica. Hanno potuto in seguito sperimentare in prima persona le tecniche apprese, grazie all’ allestimento provvisorio di un “set fotografico”.

 

-LA TELEVISIONE:

anche se spesso non ce ne rendiamo conto la tv è un mezzo di comunicazione molto potente, in grado spesso di condizionare le nostre vite ed i nostri pensieri. Abbiamo cercato di scoprire come questo sia possibile, facendo particolare riferimento all’immagine e ai modelli femminili proposti dalla tv. Dopo la proiezione del documentario “Il corpo delle donne” si è acceso uno stimolante dibattito dal quale è emersa l’idea che le donne percepiscono la loro stessa immagine in modo passivo, subendo i modelli femminili proposti dagli uomini e finendo per osservare se stesse e le altre donne con occhi critico o maschile.

 

COLLETTIVI MUSICALI:

durante tutte le giornate di occupazione ci sono stati dei collettivi musicali. Sono stati affrontati tutti i generi (jazz, blues, reggae, musica classica, musica contemporanea, avanguardia, musica elettronica, hip hop) con ascolto di vinili e cd, laboratori pratici, interminabili jam session pomeridiane e mattutine, balli tribali in palestra, contest di freestyle. La musica è stata un denominatore comune di tutta l’occupazione ed ha alimentato anche i numerosi cortei interni che si sono avvicendati nelle varie giornate. L’arte è stata utilizzata nella sua sfumatura più bella: come forma di libertà.

 

-MAFIA NELL’HINTERLAND MILANESE:

come agisce la mafia a milano e dintorni? La nostra città è veramente il covo della nuova ‘Ndrangheta? L’expo, i parcheggi sotterranei, la droga, le riunioni di mafia: abbiamo analizzato come agisce la cupola mafiosa sulla politica milanese, senza distinzioni di partito o appartenenza politica.

 Questi sono solo alcuni dei collettivi tenuti durante tutte le varie giornate. Ci sono stati circa 10 collettivi al giorno, per un totale di una quarantina di assemblee, tutte su temi e argomenti completamente diversi ed egualmente interessanti. Molto significativa era la lettura critica dei giornali, che si teneva nel “collettivo informazione”, oppure il corso di arti marziali in palestra. C’erano anche molti collettivi “spontanei”, cioè tenuti dagli studenti che dapprima avevano solo partecipato, e poi hanno deciso di provare a tenere un collettivo per parlare di un argomento. Tra questi ricordiamo quello su Bob Marley. Tra le iniziative spontanee, mettiamo l’accento sulla pulizia della scuola durante la mattinata di sabato. Tutti quanti, dal primo all’ultimo, si sono messi a pulire bagni, classi, sedie, tavoli, la palestra. Nel giro di due ore la scuola era più pulita di come l’avevamo trovata.

 

Proposte:

Dopo la pulizia dell’intera scuola, tutti gli studenti rimasti il sabato mattina si sono riuniti in assemblea per cominciare a scrivere questo documento ed elaborare una sintesi delle proposte emerse durante l’occupazione.

Al collegio dei docenti, alla preside, e al consiglio di istituto, noi proponiamo:

-la creazione di uno spazio di autocoscienza femminile, dove le studentesse possano trovarsi mensilmente e discutere tra loro di sessualità e non solo, in assoluta libertà e senza condizionamenti.

-la realizzazione di un concerto serale in cui si esibiscano le band della scuola, aperto anche ai genitori e ad altri studenti.

-la realizzazione della festa di fine anno, durante l’ultima mattinata di scuola, con iniziative culturali, tornei, concerti, aule di dibattito, mostre di poesia e fotografia, writing in cortile, ed altre inizitive eventualmente da concordare.

 -di dare ai maschi un vero spogliatoio, perchè è inaccettabile che non ci sia nemmeno un lavandino dove potersi lavare nell attuale “spogliatoio” (se così si può chiamare).

 -di destinare un’aula agli studenti, affinchè sia rispettata la nostra libertà di associazione all’interno della scuola, come sancito dallo stesso statuto degli studenti

-di darci la possibilità di scrivere sul sito del Tenca, perchè non è possibile che tutte le componenti della scuola possano usare la pagina web parlando degli studenti (sia in bene che in male), mentre gli studenti non possono parlare delle loro iniziative o di ciò che li riguarda, tantomeno possono smentire eventuali false dichiarazioni.

-di organizzare dei corsi di autodifesa femminile, in orario extracurricolare.

-di organizzare e promuovere degli incontri a tema, in orario extracurricolare, tenuti dagli studenti e con lo scopo di parlare e confrontarsi sui fatti più rilevanti della politica, dell’economia, dell’attualità.

-la realizzazione di un’iniziativa, cominciata durante l’occupazione con il collettivo “poesia partigiana” assieme al professor Viola, che preveda la lettura di queste poesie, sempre in orario extracurricolare, allo scopo di insegnare i valori di resistenza e di pace che fanno parte della nostra storia.

-di dare la possibilità agli studenti, infine, di dipingere e decorare la propria aula.

 

Conclusioni:

Questa occupazione ha creato un profondo senso di unione e condivisione tra gli studenti che hanno partecipato. Siamo riusciti a creare quella collettività che troppo spesso manca in questa scuola, proprio perchè in quei giorni l’istituto Tenca non era solo quel freddo edificio dove passiamo 5 ore ogni giorno, era diventata la nostra casa, la casa degli studenti, ed abbiamo imparato ad avere cura della nostra scuola, quasi come fosse casa nostra. Molti hanno dichiarato di essersi “arricchiti culturalmente” nei vari collettivi che ci sono stati. Speriamo che, arrivati alla fine di questo documento, vi siate convinti della assoluta bontà delle nostre iniziative, organizzate solo per altruismo: noi vogliamo bene a questa scuola e cerchiamo di cambiarla in meglio.

 

Con la speranza di riaprire il dialogo,

 

il Collettivo ResisTenca.