Venerdì 28 ottobre abbiamo convocato un’assemblea fra gli studenti del Tenca ed alcuni universitari per parlare delle ragioni che hanno visto centinaia di migliaia di manifestanti scendere in piazza in tutto il mondo il 15 ottobre contro il debito e le politiche adottate dai governi per sanarlo. [continua]

Alla chiamata degli indignados spagnoli ha risposto anche l’Italia con una delle manifestazioni più partecipate di tutta europa, comparsa poi sui giornali per via degli scontri avvenuti durante il corteo.

Abbiamo discusso lungamente sulle pratiche adottate in piazza, confrontando la cronaca dei giornali con chi ha vissuto questo giorno in prima persona.

 L’unica cosa che ci siamo sentiti di condannare sono i giornalisti che si improvvisano moralizzatori, dividendo a loro piacimento una protesta in manifestati buoni e cattivi, strumentalizzando la rabbia di chi è ormai esasperato, per manipolare l’opinione pubblica e favorire la casta dei privilegiati.

 Le riflessioni che ne sono scaturite sottolineano come i giornali abbiano voluto criminalizzare gli scoppi di rabbia nati in una parte (non certo irrisoria) del corteo, che si è scagliata contro i simboli di ricchezza e potere, come banche o ministeri, che pur avendo provocato la crisi e aumentato il debito grazie alle loro speculazioni, vengono salvati dal governo, mentre il risanamento dei conti pubblici viene addossato ai soggetti sociali più deboli.

In questa situazione non c’è da compiacersi o dissociarsi, ma occorre fare un’analisi socio-politica del momento storico che ci troviamo a vivere.

 La vera violenza è quella perpetuata dal governo che porta avanti politiche atte solo a difendere i propri interessi a scapito dei diritti di chiunque altro, nessuno escluso.

 Per questo avremmo voluto che l’enorme quantità di persone che si è riversata a Roma non si limitasse a sfogarsi sui simboli della propria oppressione, ma che tutta insieme si dirigesse verso i palazzi del potere, asseragliati nella zona rossa, e con la potenza dei numeri esigesse il crollo di un governo corrotto e depravato, ed una ridistribuzione di ricchezze e diritti equa ed immediata.

Il 15 ottobre è stato solo un giorno, che non è nato dal nulla e non finirà nel nulla.

Come ripartire da qui?

La nostra analisi ci ha costretto a porci certe domande: come mai ci si limita a leggere i giornali senza elaborare un’opinione critica? Perchè ci si indigna davanti alle ingiustizie, ma non ci si organizza? Come mai la politica viene considerata un’argomento solo per gli “addetti ai lavori” e non una causa determinante delle vite di tutti? Perchè non si sente l’esigenza pressante di capire e cambiare le dinamiche che generano il disagio sociale in cui tutti noi viviamo? Perchè la politica viene pensata come un qualcosa di astratto ed irraggiungibile quando è il tema più vivo e concreto che ci possa toccare? Perché, nonostante l’obiettivo comune, spesso si creano delle divisioni all’interno del movimento?

Occorre trovare nuove strategie per esprimersi, dibattere e protestare. Superare il settarismi e i coflitti fra realtà che caratterizzano il movimento italiano.

Smettere di essere sempre gli oggetti delle decisioni ed iniziare ad essere i soggetti. Se le decisioni prese dai partiti riguardano direttamente la vita e il futuro di tutti noi non può esistere l’astensione, siamo già tutti parte in causa.

Colletivo ResisTenca, ogni giovedi dalle h.13